Identi-kits  |  La maschera della comunicazione: parole forme colori della mutazione. 

Mostra e installazione permanente di Carla Cacianti (immagini) e Gualtiero Tonna (testi), presentata nell’ottobre 2007 a Roma nella sede Unioncamere, si compone di 10 pannelli di grande formato.

Identi-kits
Identi-kits

Il tema  |  Il titolo della mostra mette in relazione due concetti solo apparentemente contraddittori: identità e kit. L’identità è ovviamente quella di ciscuno di noi, fatta di emozioni, sensorialità, percezioni, desideri, illusioni e conoscenze. L’identità è qualcosa di fluido, può formarsi, scomporsi, ricomporsi o svanire, immersa com’è in una realtà disseminata di protesi ipertecnologiche, cangiante e accelerata come quella che stiamo vivendo. I “kits” sono gli equipaggiamenti, i dispositivi e, di conseguenza, i comportamenti abituali o paradossali che utilizziamo per metterci in relazione con gli altri e con il mondo. Usiamo strumenti sempre più potenti, globali e sofisticati per “comunicare” ma avvertiamo che qualcosa non va, che la comunicazione si è trasformata in frastuono. Abbiamo capito fin troppo chiaramente che la nostra epoca sta sviluppando, con sorprendente abilità, un progresso tecnologico che annulla le distanze e cambia radicalmente abitudini, percezioni e comportamenti. Siamo in grado di assimilare questi cambiamenti?

Connessione e comunicazione  |  La tecnologia non è uno strumento passivo ma ha una valenza cognitiva di trasformazione dell’interazione, delle conoscenze e della coscienza degli individui che ne fanno uso. In un certo senso, abbiamo scordato il senso di cosa vuol dire comunicare. Per non essere soltanto “connessione” e diventare esperienza condivisa, la comunicazione richiede attenzione, valutazione, una chiara coscienza del rapporto in cui si è immersi in un dato momento e la disponibilità a fruire di tale rapporto. Nel tempo ridotto a istante, nella condizione della reperibilità immediata e assoluta, nella solitudine iperaffollata e globalizzata del web, la comunicazione perde senso e si trasforma in patologia.
Gli argomenti trattati  | La mostra mette in luce alcuni paradossi di una vita digitale che annulla la comunicazione nell’oceano della connessione. Televisione, pubblicità, telefonino, internet e realtà virtuali stanno cambiando profondamente ciascuno di noi nella relazione con se stesso e con gli altri. I nuovi mezzi di interazione tecnologica creano nuovi linguaggi, spesso degradati e assimilabili all’analfabetismo primario, inducono mutamenti negli individui e nella società.
Una riflessione a più voci  |  La mostra si sviluppa in una serie di rapide riflessioni, citazioni, suggestioni e immagini su comunicazione, tecnologie, linguaggi, mutazioni in corso o già avvenute nelle coscienze, nei sensi e nella percezione di ciascuno di noi. E di identità perdute, fabbricate, simulate e da ritrovare. Le considerazioni e le analisi di diversi studiosi internazionali, da M. McLuhan a U. Eco, da J. Baudrillard a P. Landi, suggeriscono di riflettere sul nostro essere impigliati nel “non senso” delle reti della comunicazione, delle iper-realtà virtuali, della spettacolarizzazione come fenomeno sociale, delle tecnologie della simultaneità, e sul bisogno che tutti avvertiamo di ritrovare un senso nella comunicazione tra noi, gli altri e la realtà che ci circonda.
Gualtiero Tonna (dal testo di presentazione della mostra)

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